Gaetano Cima nacque a Cagliari nel 1805, dove trascorse l’infanzia e i suoi studi giovanili, fino a quando partì per Torino. Nella città piemontese frequentò l’Università fino a conseguire, nel 1830, la laurea di “architetto civile”. Tornato nella sua Cagliari, diede sfoggio dei suoi freschi studi progettando case, ville e monumenti. Dal 1841 fu preside della Facoltà di Scienze fisiche, matematiche e naturali dell’Università cittadina fino al 1859. In quelle aule formò un’intera generazione di allievi e, soprattutto, diede nuovo volto alla città, creandone i presupposti perché la stessa, da “piazzaforte medievale e spagnola” assurgesse a città moderna. Nello stesso ventennio progettò diverse opere, alcune nella stessa Cagliari, di cui è sommo esempio l’Ospedale Civile (il cui progetto, presentato al Congresso permanente d’Acque e Strade, con sede a Torino, fu giudicato “felice porto d’ingegno elevato”), il Teatro civico, i palazzi Nieddu, Rossi e Cao, la nuova facciata della chiesa di San Giacomo e altre in tanti altri centri isolani: Oristano, Pula e Guasila. Il progetto per la costruzione della nuova chiesa parrocchiale in Guasila, con la firma dell’architetto, porta la data del 5 aprile 1839. Si tratta di una “Ortografia esterna del tempio” , dove la nuova costruzione ideata dall’architetto appare in tutta la sua bellezza e, purtroppo, irrealizzata. Molti sono i particolari, infatti, che non hanno trovato realizzazione nei lavori della chiesa. E di questo si lamenta lo stesso Cima nella corrispondenza con il rettore Melas e con il Consiglio comunitativo locale, nonché, probabilmente, nelle sue visite alla costruzione, di cui egli stesso era direttore dei lavori. Questi “tradimenti” al progetto non hanno comunque tolto maestosità all’opera. Nel 1852 la nuova chiesa parrocchiale poteva funzionare. Con quella di San Francesco a Oristano e la facciata dell’Ospedale Civile di Cagliari, la chiesa di Guasila rimane come il più alto esempio dell’architettura neoclassica del Cima, riproponendo il modello del Pantheon e ispirata alle forme palladiane. E lui stesso diventa il maggiore interprete di quelle nuove correnti estetiche che hanno trovato radici nella cultura piemontese della seconda metà del XVIII secolo.